La Federazione Europea ha individuato tre linee da seguire per sviluppare una serie di progetti strategici. Una linea punta agli Juniores, una riconosce la peculiarità del Kendo (ma anche di Iaido e Jodo), la longevità della pratica (Life-Long Kendo), la terza è mirata a far crescere la pratica femminile.
Le arti marziali non sono nate per le donne, ma certamente le Vie sono aperte a tutte le persone che credono nello sviluppo personale attraverso la pratica marziale. Nel Kendo la pratica femminile incontra difficoltà quando la fisicità prevale sulla tecnica, ma anche percorrendo questa strada tutta in salita i numeri e la qualità della popolazione femminile stanno crescendo. Ancora molto lavoro da fare (ad esempio, portare la parità in tutte le grandi manifestazioni internazionali), ma la via è intrapresa e non ci lasceremo certo deviare.
Lo Iaido – per ovvi motivi – non ha nulla che osti a diventare una pratica di assoluta parità: avendo accesso ad insegnanti come la Maestra Kinomoto, la via verso l’eccellenza è limitata solo dal tempo e dall’impegno che le singole praticanti possono dedicare al costante e faticoso lavoro con la spada. Essendo così privilegiate (avendo sempre vicino buoni insegnanti e buoni senpai – condizione non così scontata soltanto una decina di anni fa), quello che manca ora è un prepotente, continuo, inarrestabile sviluppo numerico. Le Maestre sanno essere grandi ispiratrici – ma è lavoro di ognuna quello di interessare ed attirare nuove allieve, che possono essere all’oscuro di quanto lo Iaido possa essere particolarmente accogliente per le praticanti donne.
Invito tutte le kenshi che hanno vissuto un evento memorabile come quello di Castenaso a farsi promotrici dello Iaido nella propria comunità, come solo una donna sa essere convincente, con le proprie amiche, colleghe, parenti! Rendiamo lo Iaido femminile un vero fenomeno europeo!
Donatella Castelli, rappresentante e tesoriere EKF
Un seminario come quello del 23/24 febbraio a Castenaso, Women in iaido, caratterizzato dalla ormai consolidata, gradevole ed affidabile organizzazione C.I.K.; con il concreto appoggio della Federazione Europea, tenuto da una Maestra (Kinomoto Miyuki, kyoshi 8° Dan ) che mi permetto di definire deliziosa come valori tecnici ed atteggiamento, con una folta e qualificata partecipazione straniera (parliamo di praticanti giunti da U.K., Olanda, Belgio, Svizzera, Spagna, Grecia, Russia e Kuwait), seminario riservato al genere femminile ma con un’apertura agli insegnanti maschi interessati che ha permesso la partecipazione nella giornata di domenica a numerosi kodansha della C.I.K. che ho inteso apertamente ringraziare per la loro disponibilità ed interesse.
Un seminario quindi che da solo riesce a rappresentare in pieno gli ideali, anche quelli più romantici, ispiratori della nostra organizzazione.
Altro aspetto che merita attenzione è il coraggio con il quale la C.I.K. già dallo scorso anno, questa era la seconda edizione, ha promosso un seminario di Iaido riservato al genere femminile (peraltro poi con successo replicato anche per il kendo ).
Ritengo sia chiaro a tutti il rischio di accuse di separazione, se non addirittura di ghettizzazione a cui un’iniziativa del genere incorre. Rischio che si può correre solo con la forza della sincerità dell’intento che è palesemente quello di ricercare, sperimentare, l’approfondimento di peculiarità di pratica relative al genere femminile.
Congratulazioni quindi alle C.T. iaido coinvolte ed anche al kendo che ha saputo organizzare un evento analogo a cui ho avuto l’onore di partecipare quale spettatore pochi mesi fa.
Mauro Navilli, presidente CIK
Da alcuni anni ricevevo sollecitazioni da parte delle iscritte CIK per organizzare un seminario di iaido per donne.
Chi mi conosce sa che nutro una forte avversione per i seminari di genere.
Tre anni fa però ho avuto la fortuna di assistere all’esame da 8° dan della Kinomoto sensei a Kyoto. Vedere come il suo corpo si muoveva e come usava la spada, anche in rapporto con gli altri candidati vicino a lei, mi ha fatto riflettere. In effetti anche solo avere la possibilità di osservare un esempio di donna che ha raggiunto l’8° dan può risultare importante e può portare a riflessioni utili per tutte noi, nonché ad un incoraggiamento nella nostra pratica.
In quel momento ho deciso di provare ad invitare la Kinomoto sensei e di sviluppare questo progetto di seminario per donne e per gli insegnanti interessati all’argomento.
Come ha detto Kinomoto Sensei non esiste uno iaido femminile e uno maschile ma solo lo iaido della ZNKR. In quanto donne si tratta di superare alcune nostre debolezze e utilizzare al meglio le nostre peculiarità per riuscire a fare uno iaido corretto. Le differenze possono essere la base per costruire un vantaggio. Sia le donne che gli uomini possono quindi imparare a partire dalle differenze che li caratterizzano e migliorare costruendo uno iaido corretto. Nuovamente non si tratta di competere con altri ma con un kasoteki che è rappresentato dalle nostre debolezze e di evolverci verso una persona migliore.
I due stage che abbiamo fatto in Italia sono stati caratterizzati da un alto contenuto tecnico ma anche pieni di gioia e di allegria. La Kinomoto sensei è un’insegnante che riesce a trasmettere la tecnica ma anche a contagiare tutti con la sua solarità ed il suo entusiasmo.
Quest’anno, grazie a Donatella Castelli, lo stage ha avuto il supporto della EKF e il prossimo anno verrà organizzato in Belgio. In questo modo il progetto, nato grazie al supporto di voi donne dello iaido italiano, crescerà e girerà l’Europa.
Vi ringrazio tutte per avermi spinto ad organizzarlo.
Danielle Borra,segretario generale CIK
Tante volte nel corso di questi anni di pratica mi è stato domandato da amici fuori dal mondo dello iaido se questa disciplina fosse praticabile anche dalle donne. Per certi versi ritengo che sia quasi più adatta alle donne che agli uomini. Kinomoto sensei ha più volte ribadito durante il seminario che gli uomini impiegano una maggiore forza nell’esecuzione delle tecniche perché ne sono naturalmente dotati. Ma il concetto dello iaido non è invece quello di cercare di non usare la forza per tagliare con scioltezza? Durante questo seminario ho avuto l’ennesima conferma che, in generale, le donne si muovono con una eleganza di lunga superiore a quella degli uomini.
Vedere tante donne praticare tutte insieme, unire la loro eleganza a un taglio morbido e corretto è stata un’emozione unica
Andrea Setti (Genbukan, Bologna)
Un’esperienza indescrivibile a parole. Ho preso parte a questo seminario per la seconda volta ed alcuni individui (la maggior parte erano uomini…) mi hanno detto: “ci sei già stata una volta, perchè tornarci il secondo anno di fila? Non hai trovato risposta a tutte le tue domande l’anno scorso?” criticando la natura femminista di questo seminario e facendo notare che non dovremmo dividere questi eventi in base al sesso.
In parte avevano ragione, ma ho fatto comprendere loro che l’essenza di questo seminario non è una divisione fra uomini e donne, ma una guida per aiutarsi a vicenda, ed assistere noi stesse e altre donne mentre entriamo in un mondo di uomini per dimostrare loro che siamo brave e fiere di ciò che facciamo, non come gli uomini, ma come donne. Che ogni volta noi ci troviamo davanti a problemi diversi da quelli degli uomini, come ad esempio vestirsi con abiti pensati per i maschi… Com’è difficile… Come usare la spada senza usare i muscoli, come molti uomini fanno… Come non trovare scuse per le cose che non ci riescono facili e che gli uomini possono fare molto più naturalmente di noi.
Non è una questione di ripetere lo stesso seminario; si tratta di invitare più donne a questo evento e parlare apertamente, senza vergogna, di ogni piccolo o grande problema in cui ci imbattiamo durante l’allenamento, essere unite e aiutarci a vicenda. Spiegare a partecipanti vecchie e nuove che “no, non sei la prima ad incontrare questa difficoltà… Ero nella tua stessa situazione in passato o mi ci trovo ancora adesso… Quindi lavoriamoci insieme…”
Si tratta di un’alleanza e di supporto fra donne, cose di cui non possiamo parlare apertamente con gli uomini del nostro dojo… Perchè probabilmente loro non capiranno, perchè alcuni dei problemi sono intimi e sensibili ed è difficile ricevere una risposta, piuttosto che cercare di lavorarci su ci sforziamo di imitare quello che fanno loro in maniera diversa.
Tuttavia, Kinomoto sensei ci ha fatto capire che anche lei si è trovata ad affrontare queste situazioni. E se lei è riuscita a superare questi ostacoli, possiamo farlo anche noi, con la sua guida e il suo supporto. Lei ci ha illustrato una diversa prospettiva sui kata e come eseguire la forma in maniera consona per le caratteristiche del nostro corpo. Si tratta di una sensei aperta alle domande e felice di aiutarci tutte. Se anche le viene posta una domanda sciocca, non la ignora nè la evita.
Io vedo una donna forte, irremovibile come una montagna ma con un cuore enorme e pieno di gentilezza…
Il secondo giorno del seminario mi ha fatto realizzare che la maggior parte degli uomini non ha posto domande riguardo come insegnare alle donne e questo mi ha resa triste, per di più la sensei non ha potuto approcciarci e consigliarci come aveva fatto il giorno prima.
Se posso permettermi un suggerimento, sarebbe meglio per questo particolare seminario una partecipazione esclusivamente femminile. Capisco che possa essere egoista da parte nostra avere una sensei solo per noi per un intero week end, ma è anche vero che noi abbiamo a che fare con gli uomini tutti i giorni in dojo, in occasione dei taikai e in altri seminari aperti. Credo che ci serva un week end da sole per lavorare su noi stesse e sul nostro corpo, sotto la guida di Kinomoto sensei, così da poter beneficiare appieno dei suoi consigli e delle sue raccomandazioni.
Ultimo ma non meno importante, vorrei ringraziare Kinomoto sensei per tutto l’appoggio che ho ricevuto da quando l’ho conosciuta, e ringrazio tutte le donne che hanno partecipato al seminario da tutta Europa rendendo questa esperienza, anche quest’anno, davvero indimenticabile.
Ricordate che non siamo unite contro gli uomini. Lo siamo contro le nostre cattive abitudini.
Questo è il nostro vero nemico.
Konstantina Perlepe (Genbukan, Bologna)
Lo stage della maestra Kinomoto è stato un’esperienza ricca di significati.
Trovo la Sua didattica molto efficace sia da un punto di vista contenutistico sia per le metodologie utilizzate.
Trovo che il suo iaido sia un modello da seguire tanto per il genere femminile che per il genere maschile.
Trovo che la sua pratica sia per noi uomini la dimostrazione di quanto la nostra tendenza a volerci mostrare forti e potenti sia superflua e profondamente errata.
La maestra Kinomoto ha insistito molto affinchè le allieve presenti lavorassero sull’incisività dei movimenti, come più volte richiesto dal maestro Kusama nell’ultimo anno a tutti i praticanti.
Contrariamente a quanto succede agli uomini, nessuna delle presenti ha frainteso gli insegnamenti irrigidendo i movimenti o aggiungendovi inutile forza bruta.
Noi, i praticanti di genere maschile, abbiamo una lezione molto grande da imparare da questo evento. Forse è più facile per una donna che per un uomo avvicinarsi ad uno iaido corretto.
Le peculiarità di genere esistono, ma come la maestra Kinomoto ha ripetuto più volte, lo Iaido è uno solo. Le differenze devono essere argomento di studio per gli insegnanti, affinchè sappiano su quali punti è importante focalizzarsi per ogni allievo, e chi usare come esempio positivo su questo o quel dettaglio.
La maestra ha spazzato via con il suo esempio e il suo impegno l’idea che un genere possa essere superiore all’altro negli occhi di tutti i presenti, almeno nella pratica dello Iaido.
Sono grato di aver assistito all’espressione di un tale modello di dedizione e di pratica. Per questo ringrazio la maestra Kinomoto, la CIK, e tutte le praticanti che si sono impegnate perchè questo evento avesse luogo.
Pierluca Regaldi (S.G.T. Kiryoku, Torino)
Credo che sarò grata tutta la vita a Kinomoto Miyuki sensei per le sfide che ha accettato, così come lo sarò per sempre alla sensei Danielle Borra, madrina di Women in iaido, per aver dato a tutti gli iaidoka la possibilità di apprendere da Kinomoto sensei in occasione degli ultimi due appuntamenti italiani, cui ne seguirà un terzo in Belgio il prossimo anno.
Le ragioni per cui oggi il mondo marziale è frequentato maggiormente da esponenti di sesso maschile forse sono radicate nel passato storico, ma uno degli obiettivi della pratica dello iaido è imparare a vivere nel particolare momento presente. Questo significa anche essere consapevoli che ci troviamo in un preciso istante in atto dove è urgente capire che i muri devono crollare e con quegli stessi mattoni avanzati dovremmo costruire ponti.
Essere nati con un determinato sesso è un limite solo se noi decidiamo che lo sia. Se, posti davanti alle peculiarità con cui nasciamo, come un bacino che ci facilita a muovere le ginocchia verso l’interno o muscoli che ci danno molta forza ma poca flessibilità, scegliamo consapevolmente che siano scuse per non sforzarci di cambiare. Che vada bene così, perchè è più facile. Ma “facile” non significa “giusto” quanto “spettacolare” non vuol dire “corretto”.
Dobbiamo aprirci al confronto con la prospettiva di praticanti di sesso opposto al nostro ed impegnarci in prima persona ad operare il cambiamento. Dobbiamo affrontare, come donne, ogni donna che sorridendo afferma che non potrà mai misurarsi con un uomo, e come uomini, dobbiamo smentire le certezze di ogni uomo convinto che una sfida con una donna sia facile.
Dei due giorni passati con Kinomoto sensei, ciò che porto nel cuore è la frase “non fate iaido pensando di battere gli uomini, combattete contro le vostre debolezze interiori”. Questo consiglio in realtà non ha come destinatario solo il sesso femminile, ma tutti gli iaidoka.
Se questo cambiamento non può avvenire nel mondo marziale, dove prima d’essere bravi atleti ci impegniamo insieme ad aderire a un sistema di valori che ci vuole onesti, coraggiosi, compassionevoli, devoti, sinceri, onorevoli e leali, allora dove dovrebbe aver luogo?
Chiara Bonacina (S.G.T. Kiryoku, Torino)
Del seminario Women in iaido mi vorrei soffermare non tanto sull’aspetto tecnico che è stato interessante e prezioso per gli insegnamenti generosamente regalati dalla Sensei Kinomoto, ma bensì sulla differente energia circolata in questi due giorni nel dojo.
Sabato ho percepito una “energia” di condivisione, di gruppo, di forte unione per migliorare il nostro iaido.
Domenica la presenza dei maschietti ha interrotto questa sinergia facendo emergere il lato individuale e competitivo di ognuno di noi.
Entrambe le giornate sono state comunque importanti e proficue perché sperimentare emozioni e sensazioni diverse permette di rafforzare e far crescere l’essere in tutti i suoi aspetti.
Rosita Giovannetti (Akitsukai, Lucca)
Al di là della tecnica e dei consigli specifici per migliorare la propria pratica quotidiana, questo seminario mi ha lasciato soprattutto una riflessione che potrei riassumere col motto degli USA: E pluribus unum.
Dalla moltitudine l’uno, dal molteplice all’uno, dalla pluralità alla singolarità ecc. Le applicazioni di questo pensiero sono infinite. Nel nostro caso potremmo forse dire: dalle diverse possibilità (di uomini e donne) a uno iaido. Questo – secondo me – è stato il grande insegnamento di Kinomoto sensei; non bisogna separare la pratica di uomini e donne in due filoni diversi di iaido, marcando ulteriormente le reciproche differenze e creando due percorsi paralleli destinati a non incontrarsi mai. Al contrario bisogna unire, integrare la pratica degli uni e delle altre per giungere a uno iaido più completo, più significativo.
Se isolare la diversità sembra sempre la scelta più ovvia, sicuramente non risulta essere la migliore. Nel momento in cui si riporta tutto sul piano del dualismo (iaido per uomini e per donne) ci si espone al rischio del giudizio di valore (ovviamente soggettivo e basato su opinioni del tutto personali); ovvero si introdurrà il concetto – sempre dualistico – di “meglio/peggio”, cominciando a sostenere il miglior pregio dell’uno o dell’altro. Andiamo oltre queste categorie, superiamo questa semplificazione della realtà e ricerchiamo la diversità, ciò che non è migliore o peggiore ma solo diverso, dunque interessante perché apporta un valore nuovo a ciò che già esisteva, perfezionandolo.
Infine questo fa riflettere su un altro aspetto del problema, molto attuale: se da una parte gli uomini hanno svariati torti nel loro modo di rapportarsi alle donne e soprattutto nella maniera “maschilista” con cui hanno plasmato il mondo, dall’altra l’atteggiamento di alcune donne che vogliono separare i percorsi, avere trattamenti di favore e agevolazioni – in quanto donne – non fa altro che inasprire la tensione.
Mi auguro quindi che la concezione dello iaido espressa da Kinomoto sensei possa fare da modello a tutti noi anche nella vita quotidiana, ispirando gli altri a seguire la stessa via.
Stefano Teani (Akitsukai, Lucca)
Ogni volta che vado ad uno stage di Iaido mi stupisco di quanti siamo. L’impegno che mettiamo nell’allenarci con gli altri, spostarci e fare viaggi a volte lunghi, per praticare insieme e crescere seguendo questa Via. Lo stage femminile con la Maestra Kinomoto, che si è tenuto il week end del 23 e 24 febbraio, per me è stato spiazzante, molto più del solito.
L’anno scorso eravamo tante e non mi aspettavo nulla di meno quest’anno, ma vederci tutte lì, pronte ad imparare ancora di più, in cerca di consigli per praticare meglio ed in modo più adatto al fisico femminile, è stato una vera e propria ispirazione. Ho visto gli sforzi di ognuna per essere lì, l’impegno che tutte abbiamo messo nella pratica ed ho provato l’incredibile sensazione di essere parte di qualcosa di grande, che va oltre i confini geografici e che ci unisce sotto una comune passione. La presenza di tanti uomini interessati ad insegnare alle donne, a comprendere meglio la natura dei nostri errori e disposti a cercare, anche grazie alle spiegazioni della Maestra, il modo migliore per correggerci non è stata una sorpresa, bensì una piacevole conferma del fatto che le donne hanno un posto nello Iaido e nelle arti marziali tutte.
L’adattarsi all’altro, all’avversario, alla situazione… è parte del percorso per migliorare se stessi, fondamentale nelle arti marziali ed utile anche nella vita di tutti i giorni. La Maestra ha mostrato, sia l’anno scorso sia quest’anno, che la capacità di adattare la propria vita all’allenamento e viceversa per lei sia stato fondamentale per la sua crescita personale e nello Iaido. Ogni occasione può essere un momento per allenarsi se c’è abbastanza dedizione.
Gli ostacoli veri, che ci rendono più difficile raggiungere un obiettivo, sono quelli che ci poniamo noi stessi. Essere donne non deve essere un ostacolo bensì uno sprone a migliorare, ad impegnarci più di quanto pensiamo di poter fare ed a conoscere il nostro corpo ancora più a fondo anche nei suoi difetti, per trasformarli in qualità.
Diana Benevelli (Mu Mun Kwan, Milano)
Due giorni fantastici e pieni di informazioni su come applicare le tecniche di iaido su noi donne, con la Maestra Kinomoto Miyuki (hachidan kyoshi) al seminario internazionale Women in iaido.
Nessuna critica, è un fatto reale, in una disciplina dominata dagli uomini arrivare dove è arrivata la Maestra Kinomoto ci fa capire che dietro questo successo c’è tanto sudore, tanti fallimenti, tanta dedizione alla Via , tanta volontà, passione e amore.
Lei è stata un esempio molto bello e forte: se una donna lo vuole e si impegna davvero, non è assolutamente facile ma si può arrivare ai gradini più alti di questo mondo.
Lo stage per me ha rappresentato il chiarimento di un concetto non nuovo: essere diverso non vuole dire essere da meno, ma è una ricchezza che dobbiamo studiare e capire meglio, sia per noi donne sia per gli uomini. Così possiamo approfittare di questa versatilità e ricchezza.
Dobbiamo accettare la nostra differenza fisica e prima di combattere contro gli uomini dovremmo combattere la nostra debolezza, ed imparare adattare il nostro corpo a certi movimenti e migliorare noi stesse.
Siamo ritornati a casa con un bagaglio pieno di insegnamenti sui quali dovremmo riflettere e studiare!
Sono contenta e mi sento fortunata per aver fatto parte di questa esperienza, e vorrei ringraziare tanto la maestra Miyuki Kinomoto per tutti suoi insegnamenti, e giustamente la sua pazienza, specialmente con una principiante come me.
Inoltre vorrei ringraziare di cuore la CIK che ci ha dato questa possibilità di vivere questa esperienza unica, organizzando e ospitando questo evento per la seconda volta. Ringrazio Danielle Borra sensei per tutto l’impegno riposto nella realizzazione di questo bellissimo evento, la segreteria della CIK, Tiziana Piantato e Donatella Castelli sensei per aver rappresentato l’EKF e tutti coloro che si sono impegnati per far diventare questo evento un evento formale e regolare EKF.
Ma vorrei ringraziare soprattutto tutte le donne che sono state presenti a questo stage e che hanno un cuore enorme, e certamente ringrazio anche i nostri compagni di pratica uomini che ci danno il loro supporto.
Non vedo l’ora vedere tutti voi al prossimo stage di Bruxelles e sono convinta che questo evento crescerà ancora!
Tugce Belin Stinchi (Fudo Myoo, Ravenna)
La domanda che mi sono posta è stata: “perché un seminario di Iaido per sole donne? Quando tra le discipline che vengono praticate all’interno della nostra Confederazione, forse, lo Iaido è quella dove le differenze donna-uomo sono meno sentite?
Mentre alcune ricerche interessanti dimostrano che una effettiva differenza psicologica legata al sesso si è rivelata evanescente e difficile da dimostrare, da un punto di vista anatomico le diversità sono evidenti, così come all’interno dello stesso sesso ogni individuo è unico con la sua singolarità fisica e di personalità, strumenti che mettiamo in campo durante la pratica nella via della spada.
Credo che l’apertura di un giorno di seminario anche agli uomini, abbia permesso a tutti di comprendere quanto queste diversità possano arricchire la conoscenza di ognuno di noi.
I due giorni di seminario con Kinomoto Miyuki Sensei sono stati fondamentali per comprendere l’importanza di queste differenze, nel come indossare l’hakama e come annodarla in base alla propria conformazione fisica, nel come porsi durante la pratica e nell’importanza di allenarsi nei kihon. Lo studio dei kihon è stato fondamentale per arricchire la nostra pratica e per poterla trasmettere ai compagni.
Abbiamo visto e appreso modalità di insegnamento nuove, almeno per me, nell’interpretazione dei kata della ZNKR.
Grazie a Kinomoto Miyuki Sensei per gli insegnamenti, e la sensibilità dimostrati anche al di fuori del Dojo.
Ernestina Simoni (Musokan, Bologna)