Iaido Magazine

Campionati italiani di iaido 2019

Il 9 e 10 febbraio si sono svolti a Castenaso i Campionati Italiani di iaido, individuali e a squadre.
Hanno partecipato quasi una settantina di iaidoka per gli individuali e nove squadre per la gara a squadre, arrivati da molte parti d’Italia, da Torino a Vicenza a Catania.
Dal 2012, quando ho partecipato ai Campionati a squadre a Bergamo, non ne ho mancato uno, nonostante negli anni si siano presentati acciacchi e contrattempi vari. C’è qualcosa di confortante nell’incontrare, anno dopo anno, tante persone con cui si condivide la passione per questa disciplina marziale, attraverso allenamenti, seminari e anche gare, in giro per l’Italia. È bello vedere persone che ci tengono tanto a partecipare che si sobbarcano faticosi e lunghi viaggi, per poter partecipare a un solo giorno di gara, o da tirare nonostante vistosi bendaggi (a proteggere un pollice ustionato, certamente molto doloroso).

C’è un clima di amicizia, quasi familiare, mentre si fa il saluto iniziale, gli arbitri schierati di fronte ai competitori, le battute volano da un lato all’altro.
I nostri maestri ci ripetono sempre che la gara è uno dei modi per crescere nella pratica. Come ci disse Yamazaki Takeshige sensei, in occasione dei Campionati Europei a Budapest, e come ci è stato ricordato domenica, “non si deve pensare che si pratica per migliorare nelle gare, ma si gareggia per migliorare nella pratica”. Ci viene spiegato che la gara non è contro un’altra persona, bensì contro noi stessi, per cercare di fare il meglio che possiamo. È facile da capire dal punto di vista intellettuale ma talvolta può essere difficile da mettere in pratica.
Durante la gara a squadre, in una pool molto difficile (come del resto anche le altre), dopo aver discusso con i compagni di squadra fino all’ultimo momento per decidere la formazione più opportuna, ci schieriamo; io tiro come Chuken. Attendo che finisca l’incontro tra i Sempo, ed entro nell’area. Mentre scendo in seiza per il primo kata, Ushiro, mi rendo conto che, impegnata a portare la formazione ai giudici di gara, non ho fatto caso a chi, della squadra avversaria, sta nell’area rossa a fianco a me. Lo sguardo periferico non basta; la rotazione per sfoderare in Ushiro non mi consente di vedere l’area rossa; girarsi a guardare è fuori questione.

Ho avuto un istante di smarrimento: contro chi sto tirando? Solo un attimo, poi la risposta: che differenza fa? La persona di fianco a me non è un avversario: è qualcuno che pratica come me, senz’altro ci siamo allenati insieme in tante occasioni e non è affatto un avversario. Il mio avversario reale (anche se immaginario!) si è reso subito evidente: un po’ come il Terminator di metallo liquido (come ci ha suggerito Kinomoto sensei l’anno scorso) si è materializzato sullo shiaijo. La persona che sta tirando di fianco a me non è un avversario (avversaria?), anzi, con l’impegno della gara mi aiuta a migliorare. L’importante è che io riesca a fare il meglio che posso, per mettere in pratica quello che i miei maestri mi insegnano e che i miei compagni di pratica mi aiutano a cercare di realizzare.
L’incontro è finito; nel secondo taglio di Sanpogiri, finalmente ruotando verso sinistra, ho visto la persona con cui ho gareggiato. Gli arbitri alzano le bandierine: ho vinto? Ho perso? Ma, alla fine, è importante? La domanda vera è: ho fatto il meglio che potevo fare?
Un grande ringraziamento agli organizzatori che hanno preparato l’evento al meglio, come sempre, agli arbitri e ai giudici di gara, ai miei maestri e ai compagni di pratica.

Anna Rosolini
4 dan, Akitsukai Lucca

L'Autore dell'Articolo

cik

La Confederazione Italiana Kendo (CIK) si occupa di promuovere le discipline di Kendo, Iaido, Jodo e Naginata sul territorio italiano.

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